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Marras Giampiero “Zampa”

Marras Giampiero “Zampa”

La militanza come metodo e come principio. L’indipendenza come progetto e come meta. Si sviluppa in questo sentiero valoriale l’opera e l’impegno di Giampiero “Zampa” Marras. Icona dell’indipendentismo sardo, ma anche modello di una politica in azione, espressione singolare di un attivismo ininterrotto, dentro e fuori il panorama sardista. 

Un nome, il suo, che come uno scrigno contiene all’interno ben sette nomi: Giovanni, Pietro, Agostino, Francesco, Maria, Giuseppe, Volfango. Così vollero i suoi genitori alla nascita, sebbene in seguito, “Zuanne Pedru ’e Marras”, detto anche “Zampa” (acronimo all’inverso dei suoi primi tre nomi in lingua sarda) diverrà più noto come Giampiero “Zampa” Marras. Sebbene in alcuni casi compaia anche il cognome materno, Meloni-Siotto Pintor (la madre, nobildonna, risulta imparentata anche con il rivoluzionario sardo Giovanni Maria Angioy).

Nato ad Ozieri nel 1935, Marras si laurea in Economia e commercio a Cagliari, nel 1960, e successivamente in Lettere e Filosofia, a Pisa, nel 1965. Dopo gli studi lavora come docente di Meccanografia e poi come funzionario di banca. Contestualmente, inizia il suo impegno politico nel Partito Sardo d’Azione, dove resta iscritto dal 1951 al 1976. Giovanissimo, nel ‘53 costituisce la nuova Federazione regionale del Movimento Giovanile Sardista, elaborandone lo Statuto e diventando ben presto segretario politico. 

Discepolo del grande maestro Antonio Simon Mossa, Marras matura posizioni indipendentiste e nel 1976 abbandona il PSd’Az per fondare l’OSSN (Organizzazione Socialista Sardegna Nazione), sciolta poi nel 1982. Una parentesi che lo riporta nuovamente nella famiglia sardista, dove resterà dal 1984 al 1994, anno nel quale abbandonò definitivamente il partito. 

Fin dagli esordi la sua militanza lo vede partecipe in numerose battaglie sul territorio. Tra il 1958 e il 1960 è tra le fila dei minatori dell’Argentiera, schierandosi contro la chiusura delle miniere.

Sempre negli anni Sessanta, entra a far parte del Consiglio Direttivo dell’Associazione Federalista della Comunità Etnica Sarda “Sardegna Libera”, un organo sorto per impulso dell’architetto Antonio Simon Mossa, allo scopo di difendere e promuovere i valori fondamentali della comunità nazionale sarda. Nel 1964 fonda – con lui Simon Mossa, Ferruccio Oggiano, sindaco di Laerru, Antonino Cambule, sindaco di Padria – il MIRSA (Movimento Indipendentista Rivoluzionario Sardo), ovvero il primo soggetto indipendentista sardo politicamente organizzato. L’anno successivo, invitato da Simon Mossa, entra a far parte come segretario del Comitato per la difesa della Lingua Sarda. 

Alla fine degli anni Sessanta è a Orgosolo, dove partecipa alla lotta degli abitanti contro l’installazione di un poligono militare a Pratobello, e in quello stesso periodo si avvicina anche alle lotte del Movimento studentesco e operaio del Sessantotto. 

Più tardi, negli anni Settanta, promuove a Sassari la nascita di un Comitato popolare per la casa, con l’obiettivo di sostenere le tante famiglie escluse dall’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare. Una presenza, quella nelle lotte dal basso, che Zampa fa sentire in molte istanze regionali: tra il 1969 e il 1974 partecipa ad esempio alla lotta degli abitanti di Lula contro l’insediamento di uno stabilimento petrolchimico altamente inquinante. Ma il suo attivismo lo vede presente anche in altre battaglie: dal sociale alla tutela dell’ambiente, dai diritti alla valorizzazione della lingua e della cultura sarda. Sempre in prima linea, partecipe fra le minoranze e schierato dalla parte degli ultimi. 

Nel 1971 dà vita a S’Iscola Sarda, al fine di promuovere la lingua e la cultura isolana. Cura, parallelamente, le prime trasmissioni in lingua sarda delle emittenti sassaresi Radio Nord Sera, di Pino Careddu, e Radio Città, di Enrico Porqueddu. Nel 1974 è promotore di una proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre la lingua sarda nelle scuole e nei pubblici uffici, affermando il diritto dei sardi di potersi esprimere in limba anche nei tribunali (diritto riconosciuto dalla legge 482 del 15 dicembre 1999). 

A metà anni Ottanta, dopo l’esperienza fatta a Parigi col Bureau, aderisce alla Conseo (Conferenza delle Nazioni Senza Stato dell’Europa Occidentale). 

Dal 1994, lasciato il PSd’Az, entra a far parte di Sardigna Natzione Indipendentzia, dove inizia numerose battaglie politiche, civiche, ambientaliste e antimilitariste. Tra queste spicca certamente la grande questione del bilinguismo. Nel 1995, infatti, Zampa rilancia per primo la sentenza numero 375 della Corte costituzionale, che modificava radicalmente la materia della tutela delle minoranze linguistiche, sfilando allo Stato la competenza esclusiva. Una svolta decisiva, che apriva di fatto le porte al bilinguismo, e che consentiva alla classe politica sarda di rivendicare fino in fondo il riconoscimento ufficiale della propria identità linguistica attraverso la riproposizione immediata della Legge sulla Lingua Sarda, precedentemente bocciata dal Governo. La presa d’atto è del 15 ottobre 1997, con il via libera della Regione alla Legge 26 per la “Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna”. È l’inizio di una nuova stagione culturale, con una progressiva apertura nei confronti dei temi dell’identità e delle tante vertenze aperte.  

Dal 2001, Marras fa parte, su designazione dell’Amministrazione comunale di Sassari, della Consulta Intercomunale per la promozione e la valorizzazione della Lingua, della Storia e della Cultura della Sardegna, così anche nei Comuni di Sassari, Porto Torres, Sorso, Sennori e Stintino. 

Ma la sua attività spazia anche nell’ambito della promozione delle tradizioni popolari.  Dal 1974 al 1979 porta in quasi tutte le piazze isolane un singolare Cantagiro, Su Cantaíddha (Il Cantapaese), per rivitalizzare il patrimonio culturale e musicale isolano. E non solo: promuove anche numerosi corsi regionali di ballo sardo, tre edizioni del Festival nazionale della musica, del canto e delle danze tradizionali della Sardegna. Nel 1979 dà vita alla prima edizione del Premio letterario “Antonio Simon Mossa”. E nel 1981 cura per la Vox-Culturaphon di Milano e la Tekno Record di Sassari, quattro collane dedicate alla musica etnografica sarda. 

Nel ‘2000, con Umberto Cocco, Marras è autore dell’originale pubblicazione “Una moda fuorilegge. Il fascino del pastore in velluto. La riscoperta di uno stile etnico”, con prefazione di Giovanni Lilliu. Un lavoro dedicato all’abbigliamento tradizionale sardo, che da anni caratterizza la stessa scelta di Marras di vestire sempre in abiti identitari. 

Nel 2003, a Sassari, il Primo Convegno Internazionale di Studi su Antonio Simon Mossa (del quale Zampa è il principale biografo), e nel 2007 un secondo convegno analogo a Cagliari, intitolato “Una nuova prospettiva politico-costituzionale per la Sardegna”, ovvero un ricordo di Antonio Simon Mossa a novant’anni dalla nascita.

Nel 2010 la candidatura a sindaco di Ittiri, alla guida di una lista civica orientata all’indipendentismo e alla sinistra. Una corsa elettorale che non approda alla vittoria, ma che gli varrà comunque la carica di consigliere comunale.

Quello di Marras Zampa è un corso biografico articolato in un continuo alternarsi di rivoli esperienziali: una vita, la sua, dedicata all’affermazione della libertà come unica condizione di riscatto dell’individuo. Non soltanto quindi la liberazione del popolo sardo, ma anche la liberazione di tutte le “nazioni senza stato” (in piena adesione all’insegnamento di Simon Mossa). 

Per dettagliare nei particolari gli oltre cinquant’anni del suo attivismo politico sarebbe utile ripercorre le pagine dell’opera edita Alfa Editrice, a cura di Costanzo Anacleto Bàrmina, intitolata “Giampiero “Zampa” Marras Meloni – Identikit di un Patriota Sardo”. Un libro che ripercorre la vita del leader indipendentista con tutte le battaglie politiche e sociali condotte contro il colonialismo della Sardegna. L’attestazione di un impegno morale e di appartenenza che fa di Marras il testimone militante di un’indipendenza dal basso, ovvero una rivendicazione non solo teorica, ma sempre vissuta e praticata.  

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