Gianfranco Pinna è morto a soli 59 anni. Se n’è andato in silenzio, con quella discrezione che lo caratterizzava. Pochi, infatti, sapevano che fosse ricoverato e pochissimi sapevano della sua battaglia silenziosa. Sembrava che potesse farcela. Stavolta invece la battaglia è andata persa.
Era un giornalista e un editore di eccezionale tempra, ma questo non era il suo unico tratto distintivo: stile efficace, caparbia sagacia nello scrivere e onestà intellettuale contrassegnavano la sua personalità. Tuttavia, sopra ogni altra cosa, Gianfranco Pinna, era un attivista politico, ribelle e libertario.
Poco amato, quindi, dagli avversari ideologici e soprattutto detestato dai potenti. Non potevano perdonargli che lui fosse riuscito in un’impresa improba là dove molti avevano miseramente fallito, nella tenacia e nell’inconsumabile volontà di appassionare, coinvolgere e polemizzare anche a caro costo.
“Non lasciarsi abbattere, qualunque cosa succeda… L’importante è continuare, andare avanti, imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a combattere…”.
Ecco, se si può riassumere in queste poche righe, parafrasando Pasolini, ciò che ha animato Gianfranco Pinna in questi anni.
E anche il giorno prima della sua morte mi disse: “Non preoccuparti, non è niente, ancora due giorni… finisco le cure e poi attacchiamo con il lavoro… ci sono tante cose da fare, tante cose da dire…”.
Quel male terribile aveva colpito il corpo ma non lo spirito: mai una volta l’ho visto rassegnato e abbattuto. Era l’ennesima lotta, che andava combattuta con forza e tenacia.
Le iniziative che aveva in mente, le battaglie che intendeva affrontare sono state la linfa che fino all’ultimo lo hanno alimentato.
Idee, sogni e utopie. Sempre consapevole che bisognava operare sulla nostra inconsapevolezza. Perché, diceva, le idee, i sogni e le utopie smuovono il mondo e il suo era condurre un ideale politico per l’affermazione delle libertà e dei diritti civili.
Il lavoro per lui era missione, condotta con impegno ardente e instancabile.
“Fu un artigiano del giornalismo: metteva insieme le firme più illustri, gli argomenti più scottanti e innescava dibattiti attorno ai quali si sono poi realizzati programmi politici”, come ha rimarcato Antonangelo Liori.
Protagonista da sempre della querelle politico-culturale, era avversato sia da taluni rappresentanti della classe dirigente che da certi intellettuali per le sue posizioni antitetiche rispetto “ai cauti distillatori di parole e posizioni”.
Gridare, denunciare costituivano il suo impegno, invocare un mondo nuovo era un dovere.
Gianfranco si scontrava quotidianamente con gli opportunismi, tali da fermare chiunque, ma non lui. Ogni delusione, ogni sconfitta erano invece uno stimolo per andare avanti.
Ha impugnato le idee e le ha difese da sempre, da quando oltre trent’anni fa, con il suo operato, ha iniziato a combattere la sua strenua battaglia.
Nel novembre del 1976 uscì il “numero zero” della rivista Sardigna – Mensile indipendentista dei sardi, nato per impulso di Gianfranco Pinna l’editore e diretta da Gianfranco Pintore. Carlo Cassola, Bustianu Dessanay, Ugo Dessy sono alcune delle firme che collaborarono alla rivista.
Nel maggio del 1977 diede vita al periodico Alfa-Sardigna. Sardigna e Alfa-Sardigna furono i primi embrioni della sua vivace attività editoriale che si consacra con Sa Republica Sarda. Fondata nel luglio del 1977 con la concessione della firma di Gustavo Buratti, intellettuale democratico, sensibile e strenuo sostenitore delle minoranze linguistiche.
Sa Republica periodico di politica, cultura, economia, divenne subito punto di riferimento attraverso la pubblicazione di un numero sterminato di documenti, relazioni, inchieste, interviste riguardanti quesiti incalzanti e diritti civili negati quali autoderminazione, nazionalità, “lingue tagliate” nonché dossier riguardanti tematiche e problematiche relative alla tutela e valorizzazione della lingua e della cultura sarda, con particolare attenzione verso ambiti sociali, politici, economici e culturali emarginati.
Gli obiettivi che Sa Republica persegue, oggi come allora, sono quelli di radunare sotto la testata, diventata nel corso degli anni punto di riferimento, personalità della cultura, della politica, dell’economia, per denunciare gli stravolgimenti politici culturali e socio-economici, imposti ieri dal colonialismo e oggi dalla globalizzazione, con il fine di tutelare le nostre radici, “i tratti” dell’identià del popolo sardo.
Imperniato su questi presupposti ideologici, Gianfranco Pinna, ha esordito ufficialmente nel campo dell’editoria fondando a Cagliari nel 1978 l’Alfa Editrice, una Casa che articola la sua produzione in due settori fondamentali: la pubblicazione del periodico Sa Republica, di libri e saggistica etnica e di riviste culturali.
L’attività editoriale fu sempre accompagnata dall’impegno politico e nel 1982, Gianfranco con Angelo Caria, Giampiero Marras e Bore Ventroni promosse a Bauladu la riunione di tutte le organizzazioni politico-culturali anticolonialiste, nazionalitarie e indipendentiste operanti nell’isola, dalla quale scaturirono i presupposti per la nascita nello stesso anno del Movimento politico Sardinna e Libertade. A presiedere l’assemblea del congresso costitutivo di tale movimento vennero chiamati Fabrizio De André, Simone De Beauvoir e Ugo Dessy. L’attività del movimento fu scandita nello stesso anno da numerose manifestazioni contro la persecuzione degli anticolonialisti e la repressione delle idee indipendentiste.
Gianfranco Pinna,da mecenate dell’editoria, ha promosso la nascita di numerosi periodici indipendentisti quali Iskra, Boge e Sardinna e Libertade, organo mensile dell’omonimo movimento.
L’attività di Sa Republica si è sviluppata con grande fatica mossa da quella peculiare linea politica che rompeva gli schemi. L’impegno politico-sociale in prima linea era costantemente accompagnato dalla realizzazione di collane di approfondimento quali La biblioteca dell’Identità del 1987 nella quale spiccano Storia del teatro sardo, Storia dell’acqua in Sardegna e S’Istoria di Francesco Masala, La questione nazionale sarda di Gianfranco Contu e Federalismo, autonomie e nazionalità di Alberto Contu, il saggio di Salvatore Fiori Dal fascismo alla prima Democrazia Cristiana, nonché I nomi locali di Arzana, Urzulei e Villagrande Strisaili di Gianfranco Manos.
Il 1989 vede l’uscita di una notabile collana sulle opere di Ugo Dessy. Gli obiettivi editoriali di Gianfranco Pinna basati sul suo grande eclettismo, si concretizzarono con l’uscita delle riviste, Sardegna segni della cultura popolare dal 1988 e Gallura dal 1989.
Arriva il 1992 e in Italia scoppia “Mani Pulite”: Gianfranco Pinna,con il suo acume di giornalista e analista politico, fu profondamente colpito dal vortice che serrava l’Italia. Il Bel Paese demonizzava Bettino Craxi: la semplice evocazione del nome scatenava una vera e propria isteria. Solo poche voci si levarono contro: ecco che su Sa Repubblica, nel1993, vengono pubblicati i primi articoli critici sull’operato della magistratura. In quei mesi Gianfranco Pinna contattò l’ex leader socialista. Non si trattava di un avvicinamento scaturito da uníamicizia nata durante l'”età dell’oro”. Craxi rappresentava per Gianfranco l’emblema di quell’accanimento della magistratura moralizzatrice che aveva deciso che i partiti erano il satana del sistema. Aveva infatti intuito che si aveva a che fare con l’insolenza e lo strapotere delle procure rosse, che osannate dalla “stampa di regime” davano l’avvio alla distruzione dello Stato di diritto. Il caso – Craxi era per Gianfranco il caso-simbolo di un uso spregiudicato e persecutorio della giustizia. Forte di queste convinzioni, diede vita a numerose iniziative che avevano il fine di sensibilizzare l’opinione pubblica, sfatare falsi miti e cercare di riportare l’Italia nella via del rispetto dei diritti politico-civili. La prima mossa fu la costituzione, nel febbraio del 1997, dei Comitati pro-Craxi, che nella stessa dichiarazione di principio sottolineavano che la finalità di costituzione: era chiedere, pretendere giustizia e verità. Numerosi furono i consensi accordati all’iniziativa, non solo da parte di alcuni esponenti politici ma soprattutto dell’opinione pubblica. Ne conseguì che l’attività dei comitati si affermò nell’isola in maniera capillare, suscitando plausi e conoscendo anche momenti di tensione e di forte polemica. Il 2 giugno del 1997, in occasione del 115° anniversario della morte di Giuseppe Garibaldi, un banchetto dei Comitati pro-Craxi, allestito nella piazzetta Rossa a La Maddalena, fu incivilmente boicottato e ne fu impedita la raccolta delle firme. Fu atto di intolleranza, di intimidazione politica, ma soprattutto un attentato alla libertà di pensiero e di parola, che tuttavia non scoraggiarono l’alacrità del comitato.
Passarono pochi mesi (luglio 1998) Gianfranco Pinna fu nuovamente in prima linea a Cagliari, insieme a Tiziana Parenti e Luca Josi, per presentare la Lega per la democrazia. Non si trattava di un partito, né di un movimento politico, non si proponeva quindi competizioni elettorali. L’obiettivo primo era quello di denunciare i caratteri fatiscenti della Seconda Repubblica, ristabilire la verità dei fatti, informare e contro-informare sulla reale condizione delle vicende politiche, degli uomini e delle molteplici realtà. Tenere alto, quindi, quel principio in cui Gianfranco profondamente credeva, cioé la rivendicazione del diritto al lavoro e della libertà di lavoro. Spezzare il vincolo perverso tra fazioni politiche, fazioni giudiziarie e fazioni dell’informazione.
Assieme all’attività della Lega per la Democrazia, Gianfranco Pinna ancora una volta impegnato con un gruppo di militanti socialisti, libertari e nazionalisti, ha inscenato una manifestazione non violenta, per protestare contro la raccolta di firme per l’abolizione della quota proporzionale, promossa dallí ex pm Antonio Di Pietro. I manifestanti esibivano slogan: “Maggioritario po is meris, proporzionale po su populu” era il cartello portato da Gianfranco. Il Paese viveva uno dei momenti di maggiore difficoltà e crisi della politica, che raggiunse il culmine con il cambiamento della legge elettorale. Gianfranco, cosciente della gravità del cambiamento, sentiva il dovere di denunciare all’opinione pubblica il grave pericolo e l’involuzione culturale che l’Italia, e la Sardegna in particolare, correvano con l’introduzione del sistema elettorale maggioritario, che impedisce il dibattito e il confronto più ampio, togliendo voce alle minoranze politiche.
Il ritratto di Gianfranco Pinna vede quindi líuomo attivista politico e l’uomo di cultura, attraverso l’attività dell’Alfa Editrice che, particolarmente produttiva, dava vita a interessanti pubblicazioni quali Pittura e mito in Giovanni Nonnis di Placido Cherchi e l’Opera omnia di Francesco Masala.
La sensibilità nei confronti della Sardegna non si manifestava solo attraverso l’attivismo politico e gli interessi letterari, ma l’amore spasmodico per la sua terra lo portava a valorizzarne tutti gli aspetti etnico-culturali, attraverso la pubblicazione nel 1999 di opere come Terra Madre, acque, piante e animali di Sardegna di Nino Solinas, Antonangelo Liori, Francesco Masala e Paolo Pillonca e Sapori di Sardegna di Fernando Pilia e Nino Solinas.
Il 2000 vede l’immatura scomparsa ad Hammamet di Bettino Craxi. Gianfranco, sgomento e turbato, dedica un intero numero di Sa Republica al leader. “Craxi, ucciso come Matteotti” era il titolo che rimbombava in prima pagina.
Negli ultimi tre anni la malattia gli ha reso la vita difficile, ma non gli ha impedito di continuare a perseguire i suoi ideali e a realizzare i suoi progetti, che miravano a approfondire lo studio dei variegati aspetti della cultura sarda.
La rivista Sardinna – cultura e identitade è una delle sue ultime fatiche, in lingua sarda, contrassegnata da quelle prestigiose firme che sempre hanno caratterizzato le pubblicazioni di Gianfranco Pinna, fra le quali: Franziscu Casula, Placido Cherchi, Micheli Columbu, Alberto e Gianfranco Contu, Armandino Corona, Francesco Cossiga, Ugo Dessy, Giovanni Lilliu, Antonangelo Liori, Giampiero Marras, Franziscu Masala, Mario Melis, Efis Pilleri, Zuanne Franziscu Pintore, Massimu Pittau, Matteu Porru, Mariu Puddu, Efis Serrenti, Nardu Sole, Eliseu Spiga, Mariu Vargiu. L’opera affonda le radici negli ideali che da sempre hanno alimentato la vita di Gianfranco Pinna, intaccati talvolta da delusioni che tuttavia non ne hanno mai scalfito l’essenza. In quest’ottica si inquadra il primo numero della rivista, con una copertina provocatoria “Do you remember the sardism?” che si apre con “un dossier verità sulla rivoluzione culturale sardista e sulle illusioni di una generazione”. L’opera, alto-divulgativa, è densa di articoli tesi valorizzare la lingua sarda, nella ricchezza delle sue varianti. L’attenzione di Sardinna non si concentra solo sull’isola, ma la rapporta al mondo e ai grandi eventi che hanno segnato e cambiato la nostra epoca come l’11 settembre o la questione palestinese. Il credo politico di Gianfranco Pinna è imperniato sulla convinzione che “il sardismo non è soltanto autonomismo universale applicato alla Sardegna, ma anche e soprattutto il principio del socialismo rivoluzionario mondiale applicato al popolo sardo”.
La sua formazione, legata a questo principio, è stata fortemente influenzata dall’opera di Antonio Simon Mossa, maestro di ideologie, padre e teorico del nazionalismo sardo. Gianfranco avrebbe voluto consacrare questo legame con il Mossa, attraverso una monografia curata da Giampiero Marras, non ha potuto farlo.
Fiero della sua “sarditudine”, sentiva che il recupero del mos maiorum era un dovere morale prima ancora che intellettuale. Fra i suoi progetti vi era S’Iscola, una raccolta delle fiabe tradizionali della Sardegna, che Gianfranco non ha visto realizzata, ma che ha voluto fortemente. Intendeva infatti compiere un’opera di archiviazione del patrimonio etnografico dell’Isola, ormai conservato solamente nelle memorie degli anziani. Vi era inoltre un chiaro intento divulgativo, perché anche le nuove generazioni possano venire a conoscenza di un patrimonio culturale base della nostra società.
Questo era ancora il suo sogno, che i giovani sentissero la travagliata e meravigliosa storia della Sardegna come possesso perenne, traendo dalle glorie e dalle miserie del passato l’impulso per costruire il futuro.