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Caria Angelo

Nell’antologia dell’indipendentismo sardo Angelo Caria occupa certamente uno spazio centrale, e non soltanto per il suo apporto intellettuale, bensì anche per la sua capacità di costruire esperienze progettuali di acceso attivismo e proposta politica. 

Difficile accostare la figura di Caria a quella di altri politici sardi, il suo agire infatti era libero nell’azione e libero nel pensiero, e l’obiettivo che animava la sua attività era legato principalmente alla crescita della consapevolezza storica e identitaria dei sardi, lontano dunque da strategie partitiche o elettorali. 

La sua sfida più grande è stata quella di prendere coscienza delle grandi potenzialità della Sardegna, liberando il popolo dalla dipendenza psicologica dei modelli coloniali. Una battaglia di autodeterminazione, diceva lui, da conquistare pezzetto per pezzetto.

Nato a Nuoro nel 1947, dopo aver trascorso l’infanzia e l’adolescenza nell’isola si trasferisce a Roma, dove studia all’Università La Sapienza e dove inizia anche le sue prime esperienze politiche. Sono gli anni del ’68 e Caria partecipa in prima linea al clima di rivoluzione culturale che attraversa la Capitale, facendosi promotore dell’organizzazione studentesca, marxista e leninista, “Stella rossa”, dove lavora attivamente nell’omonimo giornale. 

Negli anni Settanta, una volta laureatosi, sceglie di rientrare in Sardegna, lasciando la famiglia a Roma. Nel ’72 ottiene la sua prima cattedra come docente all’Istituto Tecnico Commerciale di Siniscola, poi il trasferimento a Nuoro, sempre come insegnante. 

Negli stessi anni, esattamente nel 1973, Caria dà vita al quotidiano “Su Populu Sardu” e all’omonimo movimento: un soggetto politico che univa in una sola voce posizioni marxiste, indipendentiste e anticolonialiste, evidenziando la tesi di una doppia discriminazione a scapito dei lavoratori sardi, quella nazionale e quella di classe.  Quest’esperienza va avanti fino al 1982, quando, dopo il confluire di parte della dirigenza del Partito Sardo d’Azione dentro Su Populu Sardu, Caria scioglie il movimento e fonda insieme ad altri ex militanti “Sardigna e Libertade”, che diventa nel 1984 Partitu Sardu Indipendentista. Si apre così un’intensa fase di militanza animata da battaglie culturali e civili: l’ufficializzazione della lingua sarda, la storica vertenza entrate, la smilitarizzazione del territorio, la lotta contro la cementificazione delle coste e, contestuale a quegli anni, il passaggio delle petroliere nelle Bocche di Bonifacio. Un percorso che dura un decennio, e che 1994 confluisce insieme ad altri movimenti indipendentisti sardi nella nascita di Sardigna Natzione. 

Il contributo di Angelo Caria in questo lungo corso è stato sempre di protagonismo attivo, un impegno che lo ha caratterizzato non solo sul piano delle idee ma anche sul piano umano e solidale. Le tracce del suo pensiero sono disseminate in molti progetti editoriali di cui ha fatto parte scrivendo diversi articoli: nel periodico bilingue “Libertade!”, nella rivista di satira politica “Su Raju”, nel settimanale “Chidas” e nel periodico “Sa Republica Sarda”.

Nell’ultimo periodo della sua vita – morto nel 1996 a 49 anni –   Caria elaborò il progetto della “Casa comune dei sardi”, che puntava alla creazione di un fronte comune di tutti i gruppi indipendentisti. Una prospettiva di sintesi e di unità che fino all’ultimo ha animato la sua azione politica. 

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