ARDARA

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I retabli di Nostra Signora del Regno
Uno dei paesi più piccoli della provincia di Sassari nasconde un grandioso passato. Àrdara, mille anni fa capitale giudicale, in seguito all’abbandono della città di Torres, esposta alle scorrerie saracene. Della reggia, che oltre alla corte ospitava nobili, avventurieri, scultori, pittori e menestrelli, rimangono oggi alcune strutture murarie, pavimenti, corridoi, gradinate, canali e scoli.

COD: 88 85 99500- 4 Categoria:

Descrizione

Uno dei paesi più piccoli della provincia di Sassari nasconde un grandioso passato. Àrdara, mille anni fa capitale giudicale, in seguito all’abbandono della città di Torres, esposta alle scorrerie saracene. Della reggia, che oltre alla corte ospitava nobili, avventurieri, scultori, pittori e menestrelli, rimangono oggi alcune strutture murarie, pavimenti, corridoi, gradinate, canali e scoli. È uno scavo che con l’andare del tempo ci restituisce sempre più affascinanti reperti della vita giudicale e ci fa ipotizzare il raggiungimento di un modo di vivere adeguatamente funzionale. Se per la reggia è necessario il lavoro certosino degli archeologi, in difficile equilibrio tra analisi minuziose e interpretazioni, non è così per la splendida e imponente Chiesa palatina, in cui giurarono sovrani e ambasciatori. Ci è pervenuta meravigliosamente conservata, un gioiello d’arte romanico-pisana, testimone solenne della storia religiosa, politica, culturale e artistica del Regno, dichiarata monumento nazionale sin dal 1893.

L’interno della Basilica mostra in pieno il suo primitivo fascino, anche a causa della scarsa luce che a stento penetra dalle monòfore delle navate. Non è un caso che gli judices di Logudoro la consacrarono alla Madonna col nome di Nostra Signora del Regno, che porta ancor oggi, come a porre lo Stato sotto la sua protezione. Sull’altare maggiore i principi designati posavano la spada come atto solenne e nel contempo donavano all’arcivescovo una libbra d’argento e di una cera, come atto di vassallaggio alla chiesa romana, accedendo così al sommo potere. Le pietre vulcaniche che nell’Ottocento colpirono tanto l’attenzione del Lamarmora e dello storico Enrico Costa, mentre percorrevano la stradina bianca che dalla stazione ferroviaria conduceva al paese, continuano a esercitare tutta la loro attrazione, riportandoci come d’incanto ai tempi dello Stato di Gonario e di Adelasia, che concluse la dinastia dei Giudici turritani.

L’Autore, partendo dalle vicende storiche che hanno visto al centro la cittadina di Ardara, restringe il campo di indagini alla Basilica di Nostra Signora del Regno, focalizzando la sua analisi allo stupendo tesoro iconografico-pittorico ivi custodito. Con stimolanti ipotesi biografiche su maestri e committenti e con stilemi pittorici, analizza i particolari dei Retabli prima scomponendoli in utili sequenze didattiche e in originali scene didascaliche per poi arrivare a ricomporre l’unitarietà delle opere. Le tavole dei particolari e dei totali, in tal senso, sono scelte con intelligenza e, con altrettanta sapienza didattica, sono proposte al lettore che è, così, preso per mano e guidato alla scoperta delle meraviglie cromatiche e stimolato a ricercare in proprio soluzioni di nodi ipotetici ancora irrisolti. Il volume è corredato da illustrazioni in quadricromia. La prefazione è di Monsignor Sebastiano Sanguinetti, Vescovo di Ozieri.

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